La nostra è la seconda regione più vecchia d’Italia con 324mila anziani, con circa 80mila tra non autosufficienti e persone fragili a rischio di non autosufficienza. Il Sindacato dei pensionati UILP tenuto conto che tra pochi anni gli anziani diventeranno 1/3 della popolazione complessiva, chiedono da tempo che la Regione e gli enti pubblici territoriali preposti ascoltino chi rappresenta le pensionate e i pensionati, le anziane e gli anziani per dare risposta concreta ai problemi che li riguardano. Ilcontributo delle OO.SS dei pensionati territoriali dentro ad una logica di coinvolgimento e partecipazione così come previsto dalla 328/2000 può essere ,oltre che unpunto di osservazione delle condizioni di salute delle persone anziane, uno stimoloa diventare più consapevoli e attivi nella tutela della salute, in modo di riuscire a prevenire la malattia e a rallentarne l’evoluzione. Le OO.SSevidenziano gli inaccettabili tempi d’attesa per le prestazioni, che negano di fatto il diritto alla salute, favorendo il ricorso a prestazioni private. Se si tiene poi conto del fatto che delle 338 mila rendite pensionistiche afferenti agli ultra 65enni ben 191 mila (56%) non superano i 1000 € lordi cioè 700 € netti al mese si comprende come troppe persone rinunciano a curarsi in quanto non possono permetterselo, dopo avere pagato tasse per tutta la vita e continuando a pagarne.Risulta che il 10% della popolazione, in Regione, rinuncia alla cura: il dato è più accentuato nelle zone periferiche, soprattutto in montagna e colpisce maggiormente le persone anziane. Per garantire a tutti un accesso a cure adeguate è fondamentale una programmazione che sappia favorire l’incontro fra la domanda e l’offerta dei servizi socio-sanitari, che presenta in Regione diversi punti di criticità. Teniamo presente chela salute non è una somma di prestazioni, ma una condizione di equilibrio psicologico, fisico e sociale che necessita di una reale presa in carico da parte dei servizi territoriali, attività che il privato non può svolgere. Per queste ed altre ragioni, a partire dalla forte carenza dei MMG, riteniamo che le risorse della regione a favore del sistema sanitario e socio sanitario vadano sensibilmente aumentate non solo per l’abbattimento delle liste di attesa, ma anche per il potenziamento delle funzioni dei distretti, delleCOT (le centrali operative territoriali) che dovranno creare una rete tra i professionisti per facilitare la transizione del paziente tra le diversestrutture soprattutto nei casi più complessi (ad esempio le dimissioni dall’ospedale verso un’altra struttura sanitaria o socio-sanitaria)e degli ATS . Si ritiene inoltre, che a fronte di un forte cambiamento demografico, epidemiologico, sociale ed economico vadano rinnovati i PDZ che da troppo tempo, nei loro impianti principali, non vengono adeguatamente modificati. Ciò risulta maggiormente necessario ed urgente se si considera che la programmazione, il coordinamento e la realizzazione dell’offerta integrata dei LEPS sul territorio afferenti alle persone anziane non autosufficienti o con ridotta autonomia vanno realizzati dagli ATS i quali devono garantire la piena attuazione degli interventi previsti dal PNRR nell’ambito delle politiche per l’inclusione e la coesione sociale. Ad oggi, purtroppo, gli anziani e le anziane si trovano troppo spesso nella condizione di costruire da sé il proprio percorso terapeuticoe assistenziale dopo la diagnosi di malattie acute e croniche, dovendosi rivolgere a più strutture aziendali per ottenere gli appuntamenti e i controlli necessari alla cura delle loro patologie e alla prevenzione dei danni ulteriori. Se un anziano non è autosufficiente deve impegnare i familiari per adempimenti che sono già previsti dalla legge regionale n. 7 del 26/03/2009. Al momento del primo accesso e delle visite successive, gli specialisti devono prescrivere direttamente gli approfondimenti diagnostici e le ulteriori visite specialistiche per garantire la continuità assistenziale e facilitare l’accesso alle cure. Gli anziani devono trovare accoglienza competente nei servizi e nelle strutture che sono previsti nella riforma per lo sviluppo dell’assistenza territoriale, una rete capillare di servizi sanitari e sociosanitari fortemente integrati, senza trovarsi nella necessità di rivolgersi al pronto soccorso, già in condizioni critiche, quando la situazione diventa critica o negli orari in cui i servizi non operano. Per questo riteniamo che per una fascia ben identificata di grandi anziani non autosufficienti con multi-patologie croniche si debbano predisporre piani programmati di presa in carico con una logica di medicina di anticipo più che di attesa. Allo stesso modo va accelerata la realizzazione e di strutture e presidi territoriali previste dal PNRR come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità, a gestione pubblica, dei quali va garantita la piena attività con tutte le figure professionali necessarie, anche con un piano straordinario di assunzioni. Dobbiamo, inoltre, garantire la continuità assistenziale, anche attraverso il miglioramento dei servizi online, estendere il FSE, prevedere una vera dematerializzazione della ricetta che consenta alle persone anziane e non di potersi recare direttamente in farmacia per il ritiro dei medicinali prescritti con la semplice presentazione della tessera sanitaria come già accade in altre regioni oltre ad una piena realizzazione della telemedicina a partire dalle zone più lontane con particolare riguardo alle aree interne e montane dove insistono maggiormente le persone anziane e più diradati sono i presidi sanitari. Inoltre in questa situazione critica si inseriscono le zone carenti di medici di medicina generale (Mmg). Ad oggi mancano 149 medici, dato che si ricava dal report della Direzione centrale della salute ed è un dato in aumento. Questo significa che sono oltre 200mila i cittadini di questa regione che non hanno il medico di base. Vanno, quindi, individuate soluzioni organizzative che garantiscano la reperibilità dei medici in un orario ampio e in luogo accessibile per gli anziani tenuto anche conto delle opportunità offerte dal PNRR per l’implementazione delle case di comunità Hub e Spoke che possono e devono dare una risposta significativa in tal senso. Se ospedali, servizi sanitari e medici di base sono alla base di ogni sistema di welfare, un altro fondamentale pilastro è costituito dall’assistenza, non come sistema separato, ma come realtà integrata con il servizio sanitario. Proprio per rispondere meglio alla domanda di salute e di autonomia delle persone, anche e soprattutto nella terza età, abbiamo bisogno in primis di potenziare l’assistenza domiciliare, che è alla base della riforma dell’assistenza territoriale, portandola al 10% della popolazione anziana così come previsto dal PNRR, garantendone la gestione pubblica con professionisti dipendenti del Servizio sanitario regionale, favorendo lo sviluppo e il potenziamento dell’utilizzo delle tecnologie digitali per la teleassistenza e la telemedicina. Serve., quindi, una forte accelerazione per l’implementazione del DM 77 da parte di tutti i enti preposti a partire dalla Regione. Va poi superata l’idea che offrire salute voglia dire solo ospedale e medici e rivolgersi anche alle nuove tecnologie che permettono di incontrare qualsiasi professionista della cura senzaandare fisicamente in ospedale e allora davvero il domicilio del paziente può diventare luogo di cura e di assistenza. In questa ottica la Telemedicina dovrà essere concretamente presente in futuro per consentire al paziente di utilizzare la visita a distanza e di ricevere teleassistenza da più professionisti: dall’infermiere allo specialista. Il sistema della residenzialità per gli anziani e le anziane, cioè le case di riposo e le Rsa, è parte della filiera dell’assistenza territoriale e deve garantire il rispetto degli standard organizzativi, professionali e qualitativi con una revisione del Regolamento 144/2015 e attuazione delle varie fasi di accreditamento. Il FAP il cui regolamento è stato aggiornato va adeguatamente finanziato per dare risposte alla popolazione fragile non autosufficiente che ne fa richiesta. Per quanto concerne l’assistenza familiare a domicilio è auspicabile lala creazione di un albo degli/delle assistenti familiari secondo standard qualitativi accreditati perché le persone anziane possano scegliere l’assistenza più adeguata alle loro condizioni. Non per ultimo per importanza servono risorse e momenti formativi a favore degli assistenti familiari (Care Giver) sui quali grava sempre più il peso dell’assistenza soprattutto ai grandi anziani compromettendo l’equilibrio delle relazioni familiari e sociali.